Daniel Meurois intervistato da Josianne Roy… Alcune riflessioni in alta quota e senza ipocrisie su questa pandemia assai rivelatrice che sta facendo cadere moltissime maschere. Saremo pecore o ribelli?

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Trascrizione:

Josianne Roy : Buongiorno oggi ho il piacere di essere in compagnia di Daniel Meurois, scrittore e conferenziere di fama internazionale, sugli sconvolgimenti planetari e le implicazioni nascoste dietro la pandemia di coronavirus. Buongiorno signor Meurois.

Daniel Meurois : Buongiorno Josiane.

JR : Prima di iniziare, potrebbe presentarsi brevemente a coloro che non la conoscono ancora ? DM : Sì, non è sempre facile presentarsi da soli, ma in fondo perché no…

Direi che mi definisco innanzitutto un mistico. Nella nostra epoca può sembrare strano dire una cosa simile perché, al giorno d’oggi, chi osa dichiarare di essere un mistico, a meno che non si tratti di un monaco o di un eremita rinchiuso da qualche parte? Nonostante io viva nel mondo come molte altre persone, mi definisco un mistico perché per me il misticismo non ha necessariamente qualcosa a che vedere con il fatto di rimanere nel proprio cantuccio, di essere sempre in preghiera o in meditazione. A dire il vero medito molto poco perché la mia meditazione sono i miei libri, che per me sono un modo di meditare.

Per me il concetto di misticismo è da collegare semplicemente al concetto di ricerca di una armonia, un’armonia con il tutto, e naturalmente con gli esseri umani. Per me è anche un modo di cercare di vivere il contatto sacro con tutto ciò che è nella natura, nell’universo. Per me il misticismo è questo. Quella che è la mia naturale disposizione di spirito, ma di cui mi sono reso conto abbastanza tardi nella mia vita, verso i vent’anni mi ha portato a fare delle esperienze un po’ particolari. Sono state quelle esperienze e questa sensibilità mistica, quindi di ricerca dell’unità con il tutto, che mi hanno portato a scrivere e a diventare uno scrittore. Adesso posso dire di essere uno scrittore, anche se ho esitato a lungo a utilizzare questo termine. Ma oggi, dopo 38 libri non posso certo dire di non essere uno scrittore.

Quindi globalmente mi definisco in questo modo, e ho la sensazione che nella nostra società sia sempre rischioso definirsi un mistico, perché si dà l’impressione di essere una persona sconnessa da tutto e che sta su una nuvoletta, mentre invece non vivo assolutamente in quel modo.

JR: No, in effetti si vede molto bene che lei è molto connesso al mondo, molto attivo, con conferenze, con libri…

DM: Sì, e poi mi piace fare lavori manuali, mi piace incontrare gente, amo i miei momenti di pace che non sono per forza dei momenti di pace nel mio angolino a non fare né dire nulla. Quei momenti di pace per me sono momenti di scrittura.

JR: Oggi quali sono le fonti di informazione a cui attinge per darci delle risposte?

DM: Sicuramente le riposte che darò alle sue domande non sono quelle che darebbe la maggior parte delle persone, perché la mia sensibilità non è quella della maggior parte delle persone. Non entrerò nei

dettagli delle mie esperienze interiori, ma intorno ai vent’anni ho vissuto quella che viene chiamata “esperienza di decorporazione”, cioè la proiezione della coscienza al di fuori del corpo, che ci fa realizzare che non siamo soltanto quel corpo ma che siamo una coscienza, potremmo dire un’anima – anche se per molte persone quello di anima è un termine discutibile – una coscienza che abita un corpo. Il fatto di poter estrarre volontariamente questa coscienza dal corpo fisico mi ha portato ad accorgermi che l’universo materiale, l’universo denso in cui siamo, è soltanto uno fra un’infinità di altri. Evidentemente tutto ciò potrebbe sorprendere quelli che non mi conoscono e potrebbero anche dire: “To’ guarda, un altro fuori di testa…”

Per me tutte queste cose sono estremamente concrete, mi viene naturale passare su un altro piano di coscienza proiettandomi in un altro universo vibratorio, proprio come per la maggior parte di noi risulta facile passare dal primo al secondo canale della televisione, cioè si cambia frequenza vibratoria di vita. Le informazioni che oggi condividerò e le risposte alle sue domande saranno prese essenzialmente, praticamente integralmente, in quegli universi o attraverso forme di vita che vivono in quegli universi. Evidentemente tutto ciò è connesso alle mie riflessioni personali in funzione delle esperienze di decorporazione che vivo da oltre quarant’anni.

JR: È quello che ha descritto nel suo libro Racconti di un viaggiatore astrale?

DM: Sì, nel mio primissimo libro Racconti di un viaggiatore astrale e anche nel secondo, Terra di smeraldo,

che contengono le premesse delle mie esperienze.

JR: Quindi le sue risposte verranno da quella fonte…

DM: Sì, proverranno essenzialmente di lì, perché comunque ho anch’io un mio pensiero perché ci si sviluppa una propria percezione dell’universo quando si ha accesso a dei dati come quelli, ed è a partire da questa prospettiva al tempo stesso incarnata e ad alta quota che le risponderò.

JR: Non vedo davvero l’ora di conoscere il suo punto di vista sulle domande che le porrò oggi, quindi ecco la prima domanda.

Nel contesto di questa pandemia viviamo grandi sconvolgimenti su scala planetaria e sembra che ci siano due grandi forze che si stanno affrontando, una per asservire l’essere umano disumanizzandolo – e questa potremmo chiamarla la forza dell’Ombra – e l’altra per liberare l’essere umano di queste paure ridandogli il suo potere, e questa la chiameremo forza della Luce.

DM: Sì, possiamo chiamarle così.

JR: Che cosa dobbiamo capire di questi avvenimenti, e perché stiamo vivendo questa follia in questo momento?

DM: Direi che ciò che stiamo vivendo attualmente, questa modalità in cui il mondo sembra scindersi in due tra quelle che globalmente possiamo chiamare le forze della Luce o forze di speranza, e poi le forze della disperazione, del disfacimento o della dispersione, credo che sia semplicemente la conseguenza del modo in cui l’umanità ha vissuto non solo da secoli, ma da millenni. L’avvento della nostra epoca, che è anche l’avvento di una forma di approccio scientifico alla vita, con la scoperta di nuove tecnologie, con i social network da cui non ci si può dissociare, fanno sì che di colpo tutto si stia accelerando. Tutto questo ci obbliga, nel giro di qualche decennio, a rivedere completamente la nostra visione del mondo e a schierarci a favore o contro qualcosa in maniera schematica. Ciò che trovo sia un peccato, ma che è inevitabile, è che solo raramente ci siano degli esseri che si elevino nella grande maggioranza della nostra umanità, si elevino per uscire da questa dualità dicendo «a che cosa serve quello che stiamo vivendo oggi, a che cosa ci sta portando?».

Se ci sta portando a dividerci, vedremo come andrà a finire, ma finirà male perché ogni volta che ci sono state delle divisioni le cose sono sempre finite molto male, ed è chiaro che stiamo arrivando alla fine di un ciclo della nostra umanità. Non sono un astrologo, anzi non ci capisco nulla, e nemmeno un astronomo, ma basta guardare come nella storia di quello che conosciamo degli ultimi millenni la vita si è mossa, le civiltà sono nate le une dalle altre, come certi movimenti hanno avuto un’ascesa e altri una caduta. Basta guardare tutto ciò con grande onestà per accorgersi che la Terra e la nostra umanità vivono per cicli. Lo sappiamo fin dall’antichità. Si parla del grande anno che durerebbe 24.500 anni…

Non sono l’unico ad accorgermi che all’interno di questi cicli ci sono dei sottocicli, eccetera… e che questi cicli e sottocicli evolvono nel cosmo al ritmo di un bilanciere, cioè 12.500 anni in discesa e 12.500 anni in salita, come se tutto ciò che vive nel cosmo fosse soggetto a un movimento di inspirazione-espirazione, con un’apnea di tanto in tanto. Quando respiriamo, anche noi abbiamo delle apnee, ma non è detto che ce ne rendiamo conto. È come se attualmente il nostro mondo, l’insieme del nostro mondo si trovasse nella parte bassa del movimento di un pendolo, cioè tutto sta subendo un’accelerazione, e sapete che quando il pendolo arriva nella parte bassa della sua corsa il suo movimento si fa più rapido e quindi anche la caduta è rapida. In questo momento tutto è veloce, e quando c’è una caduta rapida basta vedere che cosa succede con un pendolo che, arrivato a fine corsa, risale altrettanto velocemente perché c’è la spinta della discesa. Adesso ci troviamo lì, ed evidentemente questo esacerba ogni cosa.

JR: Si tratterebbe del periodo che alcuni hanno chiamato “Apocalisse”?

DM: Sì, penso che non si possa dire altrimenti. Che cosa significa la parola “Apocalisse”? Vuol dire

Rivelazione. In greco vuol dire “Rivelazione”.

JR: Nella mia testa suonava come “fine del mondo”.

DM: Tutti lo intendono come “fine del mondo”, ma in realtà significa “Rivelazione”, e che cos’è che si sta rivelando in questo momento? Una moltitudine di cose, e non soltanto dopo gli avvenimenti di questi ultimi mesi, ma da un certo numero non dico di anni ma di decenni, con la circolazione delle informazioni e l’accelerazione dovuta alle nuove tecnologie. Tutto ha preso un ritmo in cui molte cose si sono rivelate nascondendone altre, soffocandone altre, ma in maniera generale molte cose hanno iniziato a esplodere e a scoppiarci in faccia, attualmente, cose di fronte a cui dobbiamo fare delle scelte e prendere posizione. Allora sì, la maggior parte della gente comprende la parola Apocalisse come fine del mondo. Se si vogliono mantenere questi termini, direi semplicemente “fine di UN mondo”, e quindi posso essere d’accordo col fatto di dire sì, è la fine di qualcosa, ma la fine di qualcosa è anche l’inizio di qualcos’altro.

Allora che cosa vogliamo fare di quest’altra cosa e in quale modo vogliamo colorare questo inizio di qualcos’altro? Sta a noi deciderlo.

JR: Sono curiosa di vedere come terminerà questo mondo. Viviamo così tanto nell’incertezza, siamo talmente stressati e così tante persone sentono vacillare le loro certezze…

DM: Che lo si voglia o no, è inevitabile, sia che si abbia un percorso di ricerca interiore oppure no, che ci si voglia comportare come una persona comune oppure no, siamo a un crocevia e questo indipendentemente da ognuno di noi. Direi che si tratta di un ciclo cosmico che ci mette di fronte a delle scelte. Allora che cosa ne sarà domani? Starà a noi deciderlo.

JR: Un’altra domanda. Secondo lei chi o che cosa sarebbe all’origine di questi grandi sconvolgimenti? Da dove viene tutto ciò?

DM: Assumerò subito un punto di vista estremamente elevato. Certamente, la tendenza sarà quella di dire “è quel movimento politico o filosofico sulla Terra, è l’avidità di un certo numero di governanti, da ormai troppo tempo, eccetera…”

Abbiamo sempre la tendenza a designare un responsabile tra quelli che tirano le fila dei governanti planetari. Non è che questo sia falso, ma direi che è una visione parziale delle cose perché quegli esseri – non li metto tutti nel cestino dell’Ombra perché penso che ovunque ci sia gente per bene e gente che fa tutto ciò che può ovunque – ma tutti quelli che sulla Terra portano il carico di enormi responsabilità sono loro stessi i giocattoli, e il termine non è troppo forte, di forze esterne alla Terra. Quando parlo di forze esteriori alla Terra non parlo semplicemente di civiltà esterne alla Terra, ma di ciò che fa muovere o apre la porta a queste forme di vita esterne alla Terra.

Si sa che nel cuore della nostra galassia, la Via Lattea, c’è un sole centrale che tradizionalmente viene chiamato Sirio, ma esiste anche un secondo sole, un sole gemello, che crea l’effetto della dualità sul piano vibratorio che viviamo attualmente. È questa la particolarità del nostro sistema cosmico, ma questo sole centrale della galassia invia costantemente quelli che potremmo chiamare venti cosmici, altri li chiamano venti solari, e questi venti solari, in funzione dei ritmi con cui si spostano nel cosmo, vanno a raggiungere certe regioni della galassia. Attualmente, dopo un periodo che non saprei determinare ma che non è poi così lontano da noi, qualche secolo, il che è molto rapido nella storia del nostro cosmo, il sole del nostro sistema planetario è spazzato da questi venti cosmici che emanano dal sole centrale della nostra galassia. Il fatto che il nostro sole sia spazzato da quei venti cosmici rimanda verso di noi dei treni d’onda che vanno a cambiare la natura vibratoria di un certo numero di cose e soprattutto vanno a influenzare il comportamento degli individui o anche accelerare gli sviluppi di certe scoperte o esacerbare le sensibilità. Quindi c’è un grande movimento cosmico che va al di là della nostra volontà, e questo stesso movimento è dovuto a fenomeni di inspirazione ed espirazione a un livello che va ben oltre il nostro intendimento.

JR: Se ho capito bene, tutto ciò che succede nel nostro quotidiano ha un’origine molto più vasta…

DM: È la conseguenza, e il nostro lavoro in quanto esseri in evoluzione – e non esseri che sono il fior fiore dell’evoluzione contrariamente a ciò che spesso si sente dire, se fosse così sarebbe triste – siamo soltanto a uno stadio di evoluzione della coscienza nell’universo, un piccolo stadio ancora modesto, noi in quanto apprendisti umani, degli abbozzi di umanità… questo può disturbare perché collettivamente siamo ancora soltanto un abbozzo dell’umanità.

JR: Sono curiosa di vedere che cosa potrebbe essere un umano che non sia un abbozzo, un essere umano completo

DM: Questo è molto difficile da dire quando non ci si è arrivati, ma nella mia vita ho viaggiato molto e ho avuto la fortuna di incontrare un certo numero di maestri di saggezza incarnati e poi anche in altri ambiti di vita, degli esseri più realizzati di noi. Questo può dare l’idea del livello di saggezza che sulla Terra si fa fatica a comprendere. Ma questo è un argomento molto più vasto. Allora il nostro ruolo in quanto apprendisti umani, anche se sulla Terra non siamo tutti allo stesso livello di apertura della coscienza, è evidente, ci sono dei bambini a livello della coscienza e poi ce ne sono di più maturi, non bisogna essere degli stregoni per capirlo, il nostro ruolo in quanto apprendisti umani è quello di fare fermentare il nostro livello di coscienza in modo da vedere le cose molto più ad alta quota e di avere una percezione cose puramente intellettuale.

JR: Nel nostro quotidiano non è banale elevarsi al di sopra di tutto ciò…

DM: È molto difficile, è evidente ed è la ragione per cui – e a questo proposito so che disturberò un certo numero di persone – è la ragione per cui la legge della reincarnazione è una delle leggi dell’universo perché riprendiamo continuamente il nostro lavoro, lo ricominciamo perché siamo sempre degli esseri in cantiere, finché a un certo punto la nostra coscienza non fiorisca. Per me il livello di coscienza è estremamente importante, ma poca gente riesce ancora a comprendere che il livello di coscienza non ha sempre a che vedere con il livello di istruzione o di educazione. Si può essere pieni di lauree ed essere dei perfetti cretini, cioè incapaci di prendere un po’ di quota e di avere uno sguardo unificatore e soprattutto aperto su tutto, perché è molto difficile acquisire uno sguardo aperto. Per esempio si può essere un grandissimo scienziato ed essere una persona completamente limitata nonostante abbia un mucchio di lauree molto alla moda, semplicemente perché si sarà barricati dietro dei dogmi e incapaci di uscire da una certa gabbia di dogmi scientifici o anche religiosi, è la stessa cosa. La scienza è la nuova religione, e penso che sulla Terra ci sono relativamente pochi veri scienziati, cioè scienziati che non abbiano paura di fare dei progressi di coscienza che possano polverizzare certe regole che si credono fisse e definitive, mentre non c’è mai niente di fisso o di definitivo, a parte la forza dell’amore, che per me è la grande legge dell’universo.

Qualcuno mi risponderà che attualmente non si vede molta Forza d’Amore in azione. È vero… ma non è perché non la si vede molto che non ci sia. In generale, quando si vede molta Ombra è perché c’è molta Luce che si sta avvicinando.

JR: È incoraggiante perché è vero che in questo momento abbiamo difficoltà a trovare l’amore intorno a noi e onestamente ci sentiamo un po’ imprigionati. Si ha persino l’impressione che si stia instaurando una dittatura.

DM: Certamente, ma è un banco di prova.

JR: Come possiamo posizionarci correttamente in rapporto a questo, che mi rimanda alla prossima domanda? Attualmente, osserviamo due principi narrativi, quello della paura di un virus e anche della divisione, e poi l’altro, quello che cerca di liberare l’essere umano e di ridargli il suo potere. Mi chiedo come la gente si posizioni in una narrazione piuttosto che in un’altra…

DM: Proprio in funzione del livello di coscienza, in funzione del modo in cui sono maturati in altre esistenze e, al di là di questo, anche in funzione di ciò che devono sperimentare in questa vita.

JR: Non pensa che in questo momento l’essere obbligati a elevare il proprio livello di coscienza potrebbe essere una bella occasione?

DM: È un test in cui ognuno viene posto di fronte al proprio sguardo sulla vita, sugli altri, di fronte alle proprie paure e alle proprie forze. Siamo forse tanto condizionati al punto di accettare tutto ciò che ci dicono oppure conserviamo direi abbastanza discernimento, senso critico per dire «Oh là, prendo un po’ di distacco e non assorbo necessariamente tutto ciò che mi viene detto»?

È quello che sta succedendo con questa famosa pandemia da covid. Che la si chiami epidemia o pandemia alla fin fine non ha grande importanza, è prima di tutto un test, un test fra molti altri test che si stanno già preparando attualmente.

JR: Un test evolutivo per vedere se…

DM: Direi che le forze di dissoluzione – chiamiamole in questo modo – che attualmente sono all’opera sulla Terra, e non solo sulla Terra, anche se è la Terra che ci riguarda e fermiamoci qui, stanno deliberatamente studiando il modo in cui ci comportiamo collettivamente e individualmente in quanto popolo, in quanto nazioni, eccetera… e lo contrassegnano con dei punti di riferimento. Dei punti di riferimento vibrazionali.

JR: Dei posti in cui la gente si risveglia?

DM: Dei focolai di sottomissione, dei focolai di ribellione.

JR: Oh! E in Québec come vedete questa cosa?

DM: La cosa stupefacente è che il Québec abitualmente è conosciuto dal punto di vista vibrazionale come un focolaio di sottomissione, poi stranamente ci si accorge che in questo focolaio di sottomissione attualmente da due o tre mesi c’è un focolaio di ribellione.

JR: Sì, lo possiamo constatare.

DM: È una cosa che non passa inosservata agli occhi di coloro che attualmente ci stanno osservando e

tirano le fila del pianeta.
JR: Di chi vuole parlare quando dice «coloro che attualmente ci stanno osservando»?

DM: Ci arriveremo…

JR: D’accordo.

DM: È qualcosa che per loro è inquietante perché è un focolaio di ribellione che era completamente inatteso, e non più tardi di ieri stavo leggendo sui giornali che sembrerebbe che ora circa il 25% degli abitanti del Québec – parlo del Québec – ora crederebbe che ci stiano raccontando delle storie con questa pandemia, che c’è qualcos’altro dietro che cerca di manipolarci. 25% comincia a essere parecchio…

JR: In un altro sondaggio avevo letto del 50% dei canadesi…

DM: Può darsi, ma importa poco perché quello che vorrei dire è che attualmente siamo una popolazione terrestre sotto osservazione e “loro” (torneremo su questo “loro”) cercano di capire fino a che punto possono tirare la corda. Come tirarla? Che cosa funziona? Che cosa non funziona? Dove sono i pericoli? Quali sono i tipi di ribellione? Che cosa bisognerà forse fare per generare una sottomissione generalizzata o che sia la più estesa possibile? Perché siamo arrivati a questo punto.

JR: È quello che si può osservare e molti si stanno chiedendo fin dove bisogna arrivare affinché tutto ciò finisca. Qual è lo scopo del test? Spingeranno all’estremo le misure sanitarie, il controllo delle persone e si andrà verso il transumanesimo?

DM: Il grande strumento per il controllo di una popolazione, locale o planetaria, è la paura, perché la paura è qualcosa di universale. Temere per se stessi, temere per le persone care va a stimolare il nostro istinto di sopravvivenza, eccetera… questo è lo strumento principe. E tutti i grandi e importanti tra virgolette dirigenti del mondo l’hanno compreso da moltissimo tempo.

Invece, quello che noi non abbiamo ancora capito è quel detto estremamente popolare che dice “aiutati che il Ciel t’aiuta”, cioè quello che ci è dato di vivere attualmente sta indicando in noi la necessità di prendere coscienza della nostra libertà e la necessità dell’urgenza di manifestare la nostra volontà e il nostro coraggio. In altri termini, il nostro libero arbitrio ci viene sbattuto in faccia. Che cosa ne faremo di questo libero arbitrio? Abbiamo abbastanza paura tanto da piegarsi davanti a tutto o invece abbiamo la forza di dire «mi rialzo e cerco di guardare la situazione in modo diverso»? Oggi siamo a questo punto, ed è la ragione per cui dicevo che questa pandemia è un test. E per me è molto chiaro – e qui ci sarà qualcuno

che spegnerà il computer mentre altri applaudiranno – per me è molto chiaro che questo coronavirus è stato preparato volontariamente in laboratorio e che è stato instillato fra noi non in un solo punto ma in parecchi punti, in maniera estremamente precisa per servire da laboratorio sperimentale. Fino a che punto ci piegheremo?

Qualcuno mi dirà “ma a che cosa serve tutto ciò? Chi può essere a tirare le fila? Chi ha la sfrontatezza di fare questo?”
Ci sono sempre degli esseri senza molta consapevolezza nella nostra umanità, ma ora ce ne sono sempre di più.

JR: Possiamo parlare di una piccola minoranza di multimiliardari che potrebbero presumibilmente controllare il mondo?

DM: Sì, certo, ma non solo loro. Ci sono molti relais, degli esseri che sono ancora dei bambini della coscienza ed estremamente manipolabili. Qui in Québec ci sono persone con grandi responsabilità che sono le marionette di forze che le travalicano completamente e di cui non sono necessariamente consapevoli. Non farò nomi, ma ce ne sono in ogni Paese. Sono dei complici più o meno consapevoli. La cosa strana è, non voglio essere dualista dicendo che nascosti da qualche parte ci sono i grandi cattivi pieni di soldi e poi il popolo come noi che sarebbe la vittima… non voglio davvero dire questo. In effetti, quello che mi stupisce della nostra società è che da decenni si parla di globalizzazione a livello degli affari, i governi mettono tutto in comune, tutto il commercio è globalizzato e anche le relazioni fra i popoli, e troviamo che tutto ciò sia perfettamente normale. La globalizzazione è una parola che non fa paura ai media, è persino un movimento naturale ma… non appena si parla di governo mondiale o di governo sotterraneo allora lì, oh mio Dio che cosa hai detto, mentre invece si sta parlando esattamente della stessa cosa, cambiano solo le parole. C’è un termine è mediaticamente corretto e un altro che fa di noi dei complottisti. Ma in realtà chi è che complotta?

JR: Questo fa parte delle grandi domande. Chi potrà essere all’origine di tutto ciò? Se ci avvicinassimo un po’ di più alla Terra forse saremmo pronti ad avere qualche indizio umano in più?

DM: Sì, voglio addentrarmi sempre di più in concetti eretici che non vengono riconosciuti e di fronte ai quali ci si fa dare del pazzo…

La Terra è un pianeta straordinario e, in quanto tale, e in quanto pianeta straordinario è anche un pianeta scuola molto ambito da molte forme di coscienza esterne al nostro mondo. Adesso diranno «oh là là, adesso ci parlerà degli extraterrestri…». Personalmente non voglio sentire la parola extraterrestri perché evoca ancora troppo spesso l’immagine di “piccoli marziani”, “omini verdi”, eccetera. Non è nel mio vocabolario. Io parlo di forme di coscienza, di forme di vita esterne alla Terra. Un giorno saremo tutti obbligati ad ammetterne l’esistenza…

È come se oggi fossimo rinchiusi nel nostro piccolo villaggio e poi non volessimo guardare al di là delle palizzate che circondano il nostro villaggio per proteggerlo. Il villaggio è la Terra e Quelle forze che ambiscono alla Terra si incarnano progressivamente da millenni nel nostro mondo, installandovi poco a poco delle pedine e prendendo a prestito dei corpi umani con delle coscienze molto diverse da quelle della normale umanità. Piazzando queste pedine, quelle forze hanno generato da millenni un reticolo sotterraneo che comincia a emergere in funzione effettivamente di alcune porte vibratorie che si aprono, ne parleremo tra poco, e che improvvisamente cominciano a emergere evidentemente con l’apparizione di nuove tecnologie che permettono di essere molto più efficaci di un tempo nell’assumere un certo controllo. Ora qualcuno dirà che per prendere il controllo sarebbe più facile sbarcare con un esercito galattico… in realtà il loro intervento è molto più sottile, molto più sottile.

JR: È una questione di libero arbitrio?

DM: Ecco, sì, è una questione di libero arbitrio in quanto nemmeno quegli esseri possono fare ciò che vogliono. Che lo si voglia o no, che questa sembri fantascienza oppure no mi è indifferente, esiste una Fratellanza galattica che rappresenta l’arbitrio cosmico di tutto ciò e che lascia agire alcune forze in funzione di ciò che gli umani devono ancora imparare e sviluppare nel loro libero arbitrio, e tutto ciò può spingersi molto lontano. Questi esseri che nella Bibbia vengono chiamati Elohim, rispettano la legge del non intervento nello sviluppo dei popoli di cui sono responsabili, e anche il non intervento può arrivare fino a un certo punto.

JR: Potrebbe arrivare fino all’esplosione del pianeta o alla distruzione dell’umanità?

DM: Potrebbe, ma non succederà, non succederà semplicemente perché questi esseri interverrebbero. So che mi sono spinto molto in là nel mio discorso e che devo già avere perso molto pubblico e che molti avranno già spento il loro computer, ma non importa. Non parlo per convincere e vorrei che questo fosse ben chiaro, perché non si può convincere nessuno di nulla, significherebbe sprecare fiato. Per quanto mi riguarda ho vissuto alcune cose, continuo a viverne, ho sperimentato molti stati di coscienza e questo mi ha portato a scrivere 38 libri, quindi espongo quello che mi sembra importante del mio vissuto, quello che osservo quasi ogni giorno a partire da un occhio non fisico anche se collegato al fisico. Non faccio altro che seminare. Se mi dicono “sei un pazzo”, allora sono un pazzo secondo un certo ordine delle cose. Chi saprà fare qualcosa di questi semi che cerco di seminare li utilizzerà. Non sono una persona che cerca di convertire qualcun altro a una religione, non è la mia intenzione. Allora se non si ha paura di fare esplodere delle barriere mentali, posso parlare, ed è proprio quello che sto cercando di fare adesso.

JR: Che cosa crede che succederà all’umanità? Ha idea del modo in cui andrà a finire questa storia del test?

DM: Non posso pronunciarmi a questo livello. La situazione potrebbe diventare estremamente drammatica ma potrebbe anche capovolgersi. Tutto dipende dal nostro libero arbitrio, ed è la ragione per cui attualmente tante cose vengono studiate nelle reazioni della gente su tante cose, paese per paese. È la ragione per cui ci sono tanti umani che si stanno muovendo dicendo “ma svegliatevi, riprendetevi un po’…” e non è una storia di spiritualità o meno, o di far credere o di non credere in questo o in quello, si tratta solo di constatare dei fatti.

Che cosa sta succedendo oggi? C’è una pandemia che non è sicuramente più importante, non dico che il coronavirus non esista, non si discute, è chiaro, ma ha creato una pandemia che non è più importante di quelle che la Terra ha già conosciuto più volte e in maniera forse relativamente spontanea, naturale, solo che ne fanno qualcosa di totalmente diverso a causa del social media che amplificano enormemente l’argomento.

JR: Sta parlando dei media ufficiali dominanti?

DM: Parlo dei social media che sono evidentemente legati ai media ufficiali perché quelli che dirigono i social media sono quelli che…

JR: Che fanno l’ascensore?

DM: …sono quelli che stanno in cima alla piramide e che tirano anche le fila dei grandi media per dare alla pandemia un’importanza totalmente smisurata per fare in modo che coltivi la paura e che faccia dei danni ufficialmente più importanti di quanti ne faccia in realtà.

JR: A tutti i livelli…

DM: A tutti i livelli… economico, sanitario, morale, psichico, eccetera… è la vita che vogliono semplicemente assassinare in questo momento. Vogliono ridurre al minimo la luce della vita e chi non vuole essere messo al minimo è un complottista, semplicemente, ed è il più grave peccato del mondo. Una volta il più grave peccato del mondo era di essere antisemita. Era grave. Oggi non è più quello, il peccato più grave è di essere complottisti, è quello che cancella tutto il resto.

JR: Personalmente trovo che questo abbia raggiunto un livello incredibile, con gruppi di medici di molti paesi del mondo che vengono censurati e trattati da complottisti…

DM: Ecco, basta non essere d’accordo con quello che una minoranza di individui che tirano le fila ha decretato che bisogna credere e si diventa subito un complottista. C’è un pensiero unico a cui bisogna aderire sempre di più, e se non lo facciamo significa che siamo gente che prende sentieri sbagliati e questo fa di noi delle persone che bisogna tenere un po’ in disparte e che forse un giorno bisognerà rinchiudere o tenere totalmente sotto controllo. Quindi questo genere di test mira certamente a impedire, a soffocare le riflessioni, e lì dentro c’è inevitabilmente anche una parte di eugenetica.

JR: Eugenetica mirata a ridurre la popolazione?

DM: A ridurre la popolazione anziana o dipendente da un mucchio di cose, questo è molto chiaro, ed evidentemente a impoverire la gente, perché più si distruggerà il tessuto sociale di una società, più si dissolve simultaneamente il suo tessuto economico. Quindi si arriverà a un numero sempre più ristretto di società che saranno col fiato corto e che saranno acquistate da grandi consorzi internazionali. Questo creerà un certo numero di Amazon, di Facebook, eccetera… che controlleranno il pensiero. A un certo momento – e questo potrebbe succedere molto velocemente – si arriverà a un allineamento e saremo come dei topi di laboratorio con quelle poche famiglie che tireranno le fila per ricavare dal pianeta ciò che se ne può ricavare stendendo una specie di egemonia che è collegata ad altre zone di influenza relativamente vicine non dico nel nostro sistema solare ma altrove nel nostro cosmo.

JR: Forse si ha persino l’impressione che sia già così…

DM: In effetti le cose sono già andate molto avanti, e abbiamo l’impressione di essere in una sceneggiatura tipo Guerre Stellari…

JR: Sì, come in 1984.

DM: Effettivamente, 1984 di Orwell.

JR: Se in tutto ciò vogliamo essere positivi e vogliamo uscirne, lei può suggerire delle azioni per aiutare la gente non dico a ribellarsi, ma a risvegliare la propria coscienza?

DM: Penso che non dobbiamo avere paura della parola ribellione. Ribellione non vuol dire violenza. Ci si può ribellare pacificamente, semplicemente non dando per scontato tutto quello che vogliono farci ingurgitare.

JR: Ma come possiamo fare per aiutare gli altri?

DM: Per esempio cercando di fare quello che stiamo cercando di fare qui. Per esempio se ci fossero anche solo poche centinaia di persone che credono a quello che stiamo dicendo, sarebbero già delle centinaia di persone. Il problema è la sindrome del pecorone, quello che piega la schiena e che dà per certo una certa cosa perché l’ha detto la tv, l’ha detto la radio, poi il mio vicino fa così e non cosà, eccetera…

Il problema è la paura. Allora quando si è consapevoli di questo, la nostra responsabilità è quella di disinnescare la paura.

JR: Come possiamo disinnescare la paura nella nostra famiglia e nel nostro entourage?

DM: Per mezzo del nostro atteggiamento, per mezzo della calma e anche per mezzo dei rischi che possiamo scegliere di correre. Per mezzo del sorriso…
Non potremo mai convincere nessuno se non con la nostra attitudine e con un linguaggio di apertura. È la paura a generare tutto, la sottomissione sistematica e anche tutto il resto.

JR: In questo momento si sente dire spesso “lasciate lavorare l’ombra, fuggite verso la luce e poi tutto questo si sistemerà”. È come se avessi l’impressione che ci stiano incitando a essere passivi.

DM: Certamente, questa è un’incitazione alla passività, ed è estremamente grave. Non essere passivi non vuol dire cadere nella violenza. Se reagire significa dire “No, questo non lo prendo perché vedo dove ci porterà e poi non voglio andarci…” allora sì, cercano di dirci “Aspettiamo, è come una specie di tempesta che passerà”, solo che non è così semplice con i tempi che stiamo vivendo, sono tempi di rivelazioni.

JR: Per lei come si può fare a reagire nel quotidiano? Parlare alla nostra famiglia e se vediamo che non c’è apertura smettiamo? Impegnarsi? Denunciare?

DM: Penso che ci si possa impegnare in un mucchio di discorsi senza aggressività, senza voler convincere, semplicemente attraverso il nostro modo di essere, il nostro modo di risplendere e di non accettare tutto sistematicamente. Penso che sia la prima cosa da fare. Sarebbe sbagliato dire che con un gran colpo di bacchetta magica una bella astronave scenderà per eliminare i cattivi e per mettere al sicuro i buoni. È molto puerile.

La Terra è nelle nostre mani, l’evoluzione della Terra è in mano nostra. Se siamo almeno un po’ consapevoli della forza della vita e del collo di bottiglia in cui ci troviamo attualmente, dobbiamo semplicemente cercare di mantenere la nostra dirittura da soli, senza entrare in movimenti violenti ma rimanendo fermi sulle nostre posizioni interiori. Attualmente siamo esaminati con la lente da degli esseri, da dei Maestri di saggezza che vivono in altre sfere dell’esistenza, in universi paralleli al nostro, paralleli come i canali della televisione, è esattamente così. Ogni tanto ci sono degli incroci d’onda ed è in quei momenti in cui le onde si incrociano che avvengono le comunicazioni e in cui gli interventi possono avere luogo. Ma non ci possono essere incroci di onde finché non c’è volontà di evoluzione.

JR: Questo mi porta a un’altra domanda. In una delle sue interviste su Youtube nel febbraio 2012 “Incontro con gli Elohim”, diceva che gli esseri umani avrebbero incontrato gli esseri che abitavano i pianeti vicini quando ci sarebbe stata una vera invocazione consapevole del cuore verso di Loro. Lei affermava che questo sarebbe successo quando gli esseri umani avessero toccato il fondo, quando avessero realizzato la loro incapacità di gestire i loro problemi e che di fronte a questo vicolo cieco si fossero rivolti verso un’altra realtà. Crede che quel periodo sia arrivato nel 2020? Abbiamo toccato il fondo?

DM: Sicuramente non succederà nel 2020. Secondo le informazioni che posso ottenere in condizione extracorporea e che sono quelle che ho, bisogna aspettare gli anni 2030-2033 per vederci molto più chiaro.

JR: Oh mio Dio!

DM: Quindi che cosa ne faremo degli anni che arriveranno? Sta a noi deciderlo. Non c’è da entrare in una specie di crociata. Bisogna semplicemente cercare di mantenere la propria dirittura e poi di

chiedersi quali valori contano sulla Terra. Che cos’è che conta in fondo al mio cuore? Che cosa voglio fare di questo pianeta? Come posso servire? Devo piegare la schiena di fronte a cose che in fondo a noi stessi sappiamo bene che sono sbagliate e che ci asserviscono, o al contrario devo raddrizzare la schiena per dire “No, non ci entrerò mai perché non è corretto”.

JR: Lei crede che il test di asservimento…?

DM: Attualmente stiamo vivendo un test.

JR: Secondo lei questo test durerà ancora 10 anni?

DM: Secondo me durerà con delle ondate, perché sarei molto stupito se la maggior parte degli esseri umani del nostro mondo di oggi fosse abbastanza forte, solida per raddrizzarsi tutto d’un colpo e dire “No, non ci entro più perché ci raccontano delle storie”.
Tutto ciò è pilotato e diretto per asservirci molto progressivamente.

JR: Lei pensa che per ora non siamo abbastanza numerosi per emettere quell’invocazione del cuore?

DM: È questo il nostro problema, è un problema di massa, di azione.

JR: Quindi l’incontro con quegli esseri non è ancora possibile adesso perché non abbiamo ancora toccato il fondo…

DM: Non abbiamo ancora toccato il fondo, non abbiamo toccato il fondo e la nostra libertà individuale è questa.
Di che cosa voglio che sia fatto il mondo di domani? Sono uno dei pecoroni semplicemente perché ho paura di questo o di quello o invece mi chiedo se questa non sarà per caso una storia in più che vogliono farci vivere come quelle che hanno scosso l’umanità da millenni e millenni. Chi tira le fila di tutto ciò? Chi ha interesse a tirare le fila di tutto ciò?

JR: Come molte altre persone qui in Québec, ho l’impressione che cadano le maschere e che si cominci a scoprire chi sembra dirigere il mondo…

DM: Le maschere di un certo numero di persone ipercontrollanti e vampirizzanti cadono e più queste persone si mostrano e le loro maschere cadono, più ci chiedono di mettere le mascherine e tenerle su.

JR: In effetti è vero.

DM: Bisogna dire che adesso le forze di dislocazione e di destabilizzazione non temono più di

mostrarsi in maniera sempre più aperta.

JR: Abbiamo l’impressione che le menzogne nascoste ora esplodano alla luce del giorno.

DM: Le menzogne scoppiano e si direbbe che più sono grosse e meno disturbano. È straordinario!

JR: Mi chiedo come tutto ciò abbia potuto rimanere nascosto per così tanto tempo e perché viene rivelato oggi…

DM: È la passività.

JR: Ho sentito dire che avevamo già vinto, e che l’umanità sarebbe diventata più positiva, era solo una questione di tempo. È vero?

DM: Penso che non ci sia mai nulla di vinto… io non credo che ci sia qualcosa di vinto, almeno non allo stadio in cui ci troviamo oggi. Che ci siano dei bei semi che stanno emergendo, sì, è vero, e bisogna che ce ne siano sempre di più, ma non è vero che basti dire “in ogni modo la luce vince sempre…” In definitiva la Luce centrale vince sempre, sì, ma ci sono delle forme di luce di cui abbiamo la responsabilità in quanto esseri incarnati.

Il libero arbitrio non è solo una parola. Ci troviamo di fronte a delle forze di dislocazione. Entreremo nel loro gioco oppure diremo “adesso mi raddrizzo”?

JR: Molta gente è depressa nel vedere che ci sono forze che prendono il potere e che ci trascinano nella paura. Che cosa possiamo fare per rimanere positivi e poi per non naufragare nella depressione? Perché dieci anni sono lunghi per rimanere positivi…

DM: Sicuramente non ci sono ricette e bisogna aspettarsi, credo che non dobbiamo nascondercelo, delle cose molto difficili nei prossimi dieci-dodici anni. Non ci racconteremo delle storie, solo che è un periodo della nostra umanità in cui dobbiamo affermarci come esseri di cuore. Alla fin fine la forza del cuore è l’unica che può farci uscire da questo vicolo cieco, perché se c’è un punto in cui le forze di dispersione, di dislocazione, chiamiamole come ci pare, se c’è un punto in cui possono inciampare, quel punto è la forza del cuore.

JR: Concretamente che cosa possiamo fare per essere nel cuore e rimanere positivi? C’è qualcosa che possiamo fare?

DM: Non ci sono ricette.

JR: Forse meditare?

DM: Sì, ma non basta. Meditare è molto bello ed è bello pregare, ma la meditazione e la preghiera non sono semplicemente delle parole o dei mantra da recitare. Sono degli stati dell’essere da incarnare quotidianamente nella fiducia, nel servizio, nell’aiuto reciproco, nella generosità, ma anche nell’apertura di coscienza, nel senso che non c’è nessuno che ti potrà dire “tu hai sbagliato tutto, tu hai fatto tutto bene”. Significa anche non entrare in una sorta di dualità. È una fase dell’apprendimento della coscienza.

JR: Ho un’altra domanda legata a tutto ciò. Che cosa pensa della citazione di Einstein che ci invita a fare comunque qualcosa: «Il mondo non sarà distrutto da quelli che fanno il male ma da coloro che li guardano senza fare nulla»?

DM: Per me è esattamente questo. Dicendolo, Einstein ha detto molte cose. È conosciuto per le sue scoperte scientifiche, ma un certo numero di suoi pensieri ha molto valore anche in questo senso.

JR: «Guardare senza fare nulla» che cosa significa?

DM: «Guardare senza fare nulla» significa interpretare il ruolo del pecorone che dice di essere d’accordo con quello che grida più forte e con quello che ci dice di avere paura e di sottometterci.

JR: Per esempio se sentiamo qualcosa che ci disturba e facciamo finta che non esista…

DM: È dire: «Ebbene no, non voglio discutere di questo» oppure «guarda, nella mia famiglia non la pensiamo così» o ancora «come mi giudicheranno se dico questo?», eccetera…
Non si tratta di entrare in una specie di retorica in cui si vuole dimostrare, smontare, provare… perché sono giochi tipo ping pong in cui alla fine si fa del surplace, ma si tratta di indurre delle riflessioni più attraverso il nostro modo di essere, di provare a issarsi un po’ più in su della mischia. Quello che dico

può apparire presuntuoso ma in realtà non si tratta di farsi incastrare dentro motori di dualità perché anche ciò che noi vediamo come Ombra ha la sua funzione e non c’è sole senza ombra. Si tratta semplicemente di sapere da quale parte abbiamo voglia di spostare il bilanciere, perché al di sopra dell’Ombra e al di sopra di quella che vediamo come Luce, c’è una Forza che non è né ombra né sole, perché non proietta ombra.

JR: Sta parlando della Fonte?

DM: Parlo della Fonte.
Alcune persone si staranno forse dicendo «Ci parlerà di Dio». Non parlerò di Dio perché per me il concetto di Dio è completamente svilito. Si vede una specie di vecchio dietro le nuvole o una potenza che sentenzia. Parlo di un campo di coscienza, un campo di coscienza collettivo che proviene dai tempi passati e a cui contribuiamo tutti e di cui siamo i prolungamenti. Naturalmente questa è una caricatura molto rapida.

JR: Se le persone vengono a sapere che hanno mentito loro e come reagiranno se ci saranno delle rivelazioni un po’ ovunque?

DM: Non lo si può veramente sapere, perché quelle cose sono difficilmente prevedibili. Credo che sia la ragione per cui bisogna seminare semi di speranza. Semi di speranza, e che nessuno dica «Oh, io so tutto, conosco la verità e so come andrà a finire, in tale anno succederà la tal cosa, poi sbarcheranno gli extraterrestri…».

Non sono cose da dire. Credo che sia necessario avviare percorsi di riflessione affinché per quelli che tendono a sottomettersi e ad avere paura possano germogliare piccole scintille di speranza e di riflessione. Il problema è la sottomissione e non il fatto di dire «Oh io so che…». Nessuno «sa esattamente che…».

Ci sono spazi di coscienza e forme di verità che attualmente non siamo in grado di penetrare qui nel nostro universo, e bisogna avere l’umiltà di riconoscerlo. Il problema è piegare la schiena. In realtà ciò di cui si accorgono ancora soltanto poche persone, in ogni caso non abbastanza, è che stiamo davvero entrando in una dittatura, contemporaneamente in tutti i Paesi in cui abitiamo e poi sul piano mondiale. Questo mi sembra assolutamente certo. Questo avverrà progressivamente ma in maniera assolutamente inflessibile. Non si può pensare altrimenti quando si vede il modo in cui le cose si stanno organizzando oggi.

Tutti i nostri dirigenti sono al corrente di questo? Direi che non sono tutti allo stesso livello, non sono tutti al corrente allo stesso modo. Ci sono dei dirigenti che partecipano attivamente a tutto questo e altri che subiscono ciò che succede, che subiscono dei ricatti e che non sanno come fare altrimenti, ma è chiaro che stiamo veramente andando verso uno stato di dittatura mondiale. Che cosa fare per questo? Innanzitutto diventarne consapevoli, certamente. Poi c’è… io sono un non violento, lo sapete… la disobbedienza civile, civica, e credo che questa sia una cosa estremamente importante e che può portare molto lontano.

Non bisogna dimenticare che quelli che cercano di controllarci sono una piccolissima minoranza di individui. In realtà, la forza è dalla nostra parte, non dalla loro. È sempre la stessa cosa, sono le maggioranze che hanno paura di reagire, allora diventiamo consapevoli di questo. Io sarò fra quelli che non perderanno una sola occasione per disobbedire, civicamente parlando, anche se bisognerà varcare le porte della prigione. Bisogna sapere che cosa vogliamo. Oggi bisogna reagire. Adesso o mai più.

JR: Lei si sente incoraggiato quando guarda la società un po’ ovunque nel mondo? Crede che i semi abbiano dato i loro frutti e che questi comincino a maturare nelle persone?

DM: Ci sono sempre più semi che portano frutto, di questo sono intimamente convinto. Intimamente convinto… solo che c’è ancora troppa gente che teme il giudizio degli altri sul tipo di pensiero a cui cominciano ad aprirsi. Perché c’è il giudizio degli altri, perché c’è il tessuto sociale che soffoca, eccetera… «Ah, se si viene a sapere che mi interesso a tale o talatra cosa, che cosa ne penseranno?»…

JR: Per esempio, io sono una scienziata. Che cosa dirà la gente se mi interesso alla spiritualità?

DM: Ecco, è proprio questo, il «che cosa dirà la gente»…
In effetti il grande problema degli umani è la paura. Le energie di controllo che attualmente cercano di mettere mano alla nostra sfera di coscienza planetaria sono esseri che puntano sulla paura.

JR: Alla fin fine si può dire che la Terra è sempre stata soggetta alla paura? Perché se si guarda la storia della Terra si ha l’impressione che ci siano state talmente tante violenze e poi sofferenze, poi attualmente lo si vede con la schiavitù, il traffico di esseri umani…

DM: È un pianeta scuola.

JR: Si vedono molte cose. Si sente persino parlare di grandi reti di pedocriminalità e si sentono delle cose davvero orribili.

DM: Sì, c’è una moltitudine di cose.

JR: Lei pensa che un giorno ci libereremo di questa paura, direi persino di questo inferno?

DM: Lo scopo di tutte le nostre vite è che a un dato momento riusciamo a salire di un grado nella coscienza e questo non può avvenire senza sofferenza né senza mettersi in discussione. Lo scopo di tutte le vite non è di girare in tondo, vivo… mi reincarno… vivo… mi reincarno… oppure vivo… muoio… non credo alla reincarnazione ma mi reincarno lo stesso… eccetera… tutti questi modi di girare in tondo. Bisogna uscirne e fare in modo che le nostre vite siano delle spirali, cioè che non ricadiamo sempre nei soliti schemi ripetitivi. Il problema è il disco rotto. Se non diventiamo consapevoli del modo in cui molto spesso conduciamo le nostre vite, le facciamo girare come dei dischi rotti.

JR: Con tutti questi sconvolgimenti, quindi, in questo momento avremmo una bella occasione per uscire dal disco rotto…

DM: Il tempo che viviamo attualmente è una straordinaria occasione per fare direi quasi un salto quantico a livello della nostra coscienza.

JR: Speriamo che la gente colga questa occasione per svegliarsi e poi giustamente uscire dai vecchi schemi ripetitivi di paure e di violenze…

DM: È quello che bisogna sperare ed è per questo motivo che oggi parliamo di cose come queste, per cercare di fare passare la riflessione di un certo numero di persone, forse poche, non importa, a un livello un po’ superiore, cioè di aprire il campo di coscienza interiore.

JR: Per terminare, lei avrebbe un messaggio da dare alla gente di fronte a questi sconvolgimenti planetari?

DM: ce ne potrebbero essere molti…credo che sia necessario che ognuno disponga della propria libertà e cerchi di piegarsi il meno possibile all’opinione comune. Questo non è facile, è estremamente difficile.

JR: Con le misure sanitarie che in questo momento opprimono le nostre libertà non è banale.

DM: È così, ma si tratta anche di prendere coscienza del fatto che ciò che viviamo attualmente è un test di crescita per la nostra coscienza.

In quale modo vogliamo affrontare questo test? A quattro zampe o avendo il coraggio di chiederci «adesso c’è questo, ma questo deve farmi rinunciare a tutti i miei valori?» È questo il vero problema.

Chi sono in realtà? Una persona che può essere asservita a volontà o una persona che ha davvero voglia di vivere la propria vita, voglio dire di fare qualcosa della propria vita?

È il problema delle pecore. Voglio essere tosato oppure no?

JR: Alla fine si torna sempre lì… ritrovare la propria libertà.

DM: Ritrovare la nostra libertà personale.

Non si tratta di fare in modo che tutti credano la stessa cosa, d’altronde sarebbe un grande pericolo ed è giustamente quello che provano a farci credere oggi. È questa la strada che vogliono farci prendere, cioè un certo pensiero unico dettato dalla paura e dalla sottomissione. Il problema è di non entrare lì dentro e di interrogarsi… «Chi sono in realtà? Che cosa voglio fare della mia vita? Quale tipo di vita voglio lasciare in eredità a quelli che verranno dopo di noi?».

Siamo a questo punto. Bisogna trovare UN SOFFIO, al di là di tutte le credenze e di tutte le paure.

«A che cosa deve servire la mia vita?»

Per me il vero problema è di darsi un orizzonte e che questo orizzonte sia bello e non ammanettato a livello del pensiero e di tutto ciò che si può fare nel quotidiano.

JR: Signor Meurois la ringrazio per questa intervista molto interessante e spero contribuirà al risveglio della coscienza dell’umanità. Grazie mille!

DM: Anch’io lo spero. La ringrazio per l’acutezza delle sue domande e per la loro precisione, e spero che questa intervista possa servire ai cuori e alle orecchie di chi vuole ascoltare.

 

Trascrizione del testo francese di Sandrine Collet e di Francis Hoffmann tratta dal video originale.

Riprese: Marie Johanne Croteau-Meurois
Traduzione e voice-over: Renata Germanet
Montaggio versione italiana: Francis Hoffmann

©  Daniel Meurois