Cari amici lettori, in seguito all’interesse suscitato dalla mia recente cronaca intitolata RIFLESSIONI PAGANE, questa mattina mi è venuta voglia di pubblicare qui un testo che era uscito dalla mia penna nel 2015 (poi leggermente riattualizzato un anno fa) e che amplia un poco il dibattito, mettendo in evidenza la stessa problematica di base a cui la nostra società si trova confrontata. Ecco qui…

Dopo la pubblicazione della mia opera IL LIBRO SEGRETO DI GESÙ, e ancora di più dopo quella del suo secondo volume, sento già un certo numero di commenti…
«Ancora un libro sul Cristo?»… «Sempre nel passato… allora non può proprio guardare altrove?»
A dir la verità, riconosco che posso capirli, questi commenti. Testimoniano una stanchezza generale nel cuore di un Occidente disilluso, testimone passivo della sua cultura vacillante e soprattutto della sua fede in fallimento.
Sì, posso capirli perché, se il mio percorso di vita non mi avesse condotto verso esperienze e piste di riflessione poco convenzionali quanto liberatorie, probabilmente ne avrei formulati di simili.
In effetti, con un po’ di buon senso e a rigor di logica, è piuttosto facile comprendere perché il nostro Occidente giudeo-cristiano ha visto sgretolarsi in pochi decenni il cemento che lo teneva unito. E quale può essere il cemento di una società se non la sua adesione a un Principio superiore aggregante, la sua fede, la sua speranza riposta in un ideale o, se preferite, la sua religione? Checché se ne dica… perché ci sono “cose” visceralmente legate alle profondità dell’essere, anche se in superficie quest’ultimo le rifiuta.
Alcuni mi diranno, certo, che era davvero ora che ci si sbarazzasse del giogo della Chiesa… e sono completamente d’accordo con loro. Troppe evidenti menzogne, compromessi, crimini di tutti i tipi, ipocrisie e manipolazioni delle coscienze. Bisognava che tutto questo finisse e che il poter religioso – o soprattutto miseramente ecclesiastico – fosse costretto a allentare considerevolmente la sua morsa dittatoriale.
Solo che… Solo che quando si crea un vuoto, si crea un vuoto, ed è illusorio pensare che si colmerà da solo.
Si sa, molti pretendono che sia la Scienza nel suo insieme a colmare questo vuoto, e che vada benissimo così.
Personalmente credo che sia falso. La Scienza non ha colmato proprio nulla. Ha avuto la possibilità di farlo e forse ne dà ancora l’impressione… ma guardando bene non è mai stata capace di fare altro se non di dissimulare il vuoto in questione. Lusingando certi aspetti della persona umana, ha fatto da “coprimiserie” della sua realtà profonda, quella che fa paura o fa vaneggiare: l’anima.
Intendiamoci bene, non ho nulla contro la Scienza. Come voi, utilizzo tutti i giorni le sue applicazioni. Nessuno può negare che per molti aspetti essa ci renda servizio in moltissimi modi, ci faciliti la vita e espanda certi orizzonti… Dunque non faccio parte di quelli che si sono impegnati nella sterile lotta dello Spirito contro la Materia, e viceversa. No, non ho nulla contro la Scienza in sé, che contribuisce all’imprescindibile sviluppo della vita. Peraltro, deploro l’atteggiamento della maggioranza di noi di fronte a essa… e cioè l’assoggettamento a volte incondizionato a ciò che propone o induce… e che porta alla sua quasi divinizzazione.
La sua attuale supremazia è precisamente il velo che ricopre il vuoto di cui parlavo poco fa, un vuoto i cui effetti sono già devastanti. Così, noi occidentali siamo caduti in una trappola analoga a quella da cui la maggior parte di noi si era appena tirata fuori, quella dell’assoggettamento a una forza esterna a noi, onnipotente, quella dell’ipertecnologia, con i suoi sommi sacerdoti, in cima alla quale sta il dio computer, che ormai ha il suo altare con le icone in ogni casa o quasi.
Ma cerchiamo di essere lucidi e onesti… Non è colpa dell’ipertecnologia in sé se quest’ultima si è proposta come divinità sostitutiva. È il bisogno essenziale degli esseri umani di fare riferimento, a qualunque costo, a una forza superiore esterna a se stessi ad essere responsabile di questo fenomeno di transfert.
Nell’insieme, la Scienza non è certamente l’unico motore che ha portato al rifiuto della religione e all’esplosione dell’ateismo occidentale. È per gran parte responsabilità della Chiesa stessa, della religione cristiana di tutte le tendenze.
Si è erosa, si è logorata a forza di menzogne, si è screditata attraverso il suo viscerale bisogno di controllo e, per dirla tutta, di potere temporale. Non è più un segreto, è un’evidenza accecante. L’uomo rimane uomo, in qualunque epoca viva, qualunque ruolo si attribuisca in una società. È stato certamente l’uomo a creare le religioni a immagine di ciò che è in grado di concepire, e quindi a misura delle sue limitazioni e dei suoi desideri personali.
A questo proposito, il Cristianesimo romano, con le sue molteplici “erranze”, le sue ipocrisie e il suo potere centralizzatore, è la più bella rappresentazione che si possa trovare di questo stato di fatto. Non ne farò un processo, perché è già stato fatto molte volte e non è stato mai chiuso, perché fare processi non cambia nulla in chi non vuole cambiare, perché non sono di natura bellicosa, e infine perché riconosco che, malgrado tutto, ha suscitato l’espressione in questo mondo di grandi anime.
E allora? Scrivendo queste righe, la mia intenzione è semplicemente quella di affermare questo con tutta la convinzione che mi abita: è urgente che quello che viene chiamato “Cristianesimo” faccia grandi pulizie al suo interno… per evitare di devitalizzarsi più ancora di quanto già non lo sia. Questa non è una predizione, ma una constatazione. Ci sono momenti in cui bisogna avere il coraggio di cambiare completamente, perché tutto ciò che ha un inizio ha anche una fine.
Oggi, se mi chiedono se sono cristiano, faccio fatica a dire di sì. Questo vi sorprende? Non dovrebbe stupirvi perché come molti altri – ne sono convinto – mi è impossibile riconoscere Ciò che mi abita nei dogmi del Cristianesimo, che sia cattolico romano o altro. Ho vissuto troppi avvenimenti significativi e imparato troppe cose per aderirvi… E la cosa più incredibile è che più mi allontano dal Cristianesimo, più mi avvicino al Cristo stesso.
Secondo me, è chiaro che il Cristo nella persona di Gesù è stato in gran parte tradito dalla Chiese che il Suo stesso impatto ha suscitato. Per chi fa un minimo di ricerca e non si accontenta dei banchi della sua parrocchia, è indubitabile che, fin dai primissimi secoli della “nostra era”, nel cuore della corrente cristiana sono apparsi importanti dissensi e temibili lotte di potere. Le loro conseguenze sono state incalcolabili e a volte drammatiche.
Alla luce di tutto ciò – e di numerosi documenti d’epoca che invitano a una simile riflessione – l’espressione “tradimento del pensiero e dell’insegnamento cristico” non è sicuramente eccessiva.
Se attualmente ci troviamo in pieno “sbandamento cristiano” – contrariamente a quello di cui alcuni vogliono convincersi – è perché l’Insegnamento originale del Cristo è stato devitalizzato, ridotto alla sua espressione più semplice, a una sorta di codice di buona condotta morale corredato da un credo assoluto, e perché la Chiesa ha infantilizzato la riflessione spirituale dei propri fedeli promuovendo una religiosità asservente e colpevolizzante.
Incapace di adattarsi, intrappolata nei propri vecchi schemi e vecchi argomenti, la Chiesa oggi non fa altro che raccogliere le conseguenze della sua politica di chiusura e di esclusione di tutto ciò che non le assomiglia.
Contrariamente alla Parola stessa del Cristo essa ha, ahimè, alimentato il dualismo mettendo il Divino al di fuori dell’essere, come una Potenza che reclama obbedienza, che sa punire e che punirà. Ci sono sempre da un lato “ i buoni cristiani battezzati che saranno salvati”… e dall’altro… “gli altri” per cui, da poco tempo, si inizia a mostrare un pochino di compassione.
Ma cerchiamo di essere intelligenti e cerchiamo nel nostro cuore… La risposta è lì. Non è per nulla nel Credo e nell’applicazione di qualche tipo di religiosità, ma nella ricerca di una vera spiritualità interna a ogni essere, una spiritualità aperta, cardiaca, fatta di vissuti e non di lezioni imparate.
Quanto tempo ci vorrà ancora affinché riusciamo a comprendere e poi ad ammettere che la Presenza del Cristo che 2000 anni fa si è incarnata nella persona di Gesù non è proprietà di quello che si definisce come “Cristianesimo”?
Personalmente, io sono a favore della manifestazione urgente e necessaria di ciò che chiamerei “il Cristismo”, una Tradizione capace di prendere in considerazione e di esprimere un Insegnamento iniziatico aperto – nel senso originario del termine – e l’esempio di un amore universale libero da ogni dogma.
Sotto l’ammasso che le sommerge e le intorpidisce, sono convinto che le nostre anime abbiano sete di una simile Tradizione libera che mira a creare degli umani adulti, degli uomini e delle donne che aprono la loro coscienza alla vastità della vita, e non degli individui mentalmente, emotivamente e spiritualmente bloccati in un’eterna immaturità accuratamente alimentata.
Lo so… agli occhi di molti, parole come queste sembreranno provenire da un utopista che ha il dente avvelenato con la Chiesa, o da un “illuminato” che vorrebbe reinventare tutto.
Non importa… la Storia ha sempre dimostrato – per quelli che vi si interessano e che vi vedono ancora una qualche utilità – che l’utopia è invariabilmente un seme di evoluzione.
In ogni caso, con ciò che si sta preparando attualmente nel nostro mondo, se non ci fosse un vero sussulto di valori cristici universali e non “riduttivamente cristiani”, possiamo scommettere che andremmo sicuramente a sbattere contro un muro. Non abbiamo altra scelta se non quella di cambiare radicalmente livello di coscienza.
Per quanto mi riguarda, cerco di lavorare in favore di questo cambiamento attraverso i miei scritti, a rischio di sembrare insistente, e rimanendo risolutamente fiducioso.
Sì, fiducioso… ma certamente non cieco riguardo alla strettezza della porta da oltrepassare e al prezzo che costerà.
Allora… per rispondere alla domanda che ho posto all’inizio di queste riflessioni, direi senza esitare… «No, non sono più cristiano, sento di appartenere al Cristismo… e questo mi fa respirare meglio!».

Daniel Meurois

traduzione di Renata Germanet