Ho scritto questa cronaca già alcuni anni fa. Mi è sembrato però che sia molto attuale, anche se potrebbe essere arricchita da molte altre riflessioni… quindi vi propongo di leggerla nuovamente.

Daniel Meurois

Se Fossi Musulmano

Se fossi musulmano, oggi mi sentirei particolarmente male. Mi sentirei umiliato e anche tradito da alcuni di quelli che, dichiarando di appartenere alla mia religione, alla mia credenza, alla mia fede – chiamatela come volete – commettono ogni giorno le atrocità che ben conosciamo.

Sarei colpito nell’anima e nel ventre nel vedere come alcuni barbari che dichiarano di seguire la mia Tradizione invece la sporcano dandone così al mondo una versione ignobile.

Ma in tutto ciò dove sta il vero Islam?

Dove sono i musulmani veri e degni in mezzo alle carneficine con cui veniamo abbeverati ogni giorno attraverso immagini e racconti? Chi darà loro la parola? C’è forse l’intenzione di non dargliela affatto affinché non venga ristabilita la verità?

E, soprattutto, dove si nasconde dunque Dio in una macelleria che sembra trovare giustificazione nel fatto di essere compiuta nel Suo nome?

Sì, se fossi musulmano piangerei e avrei paura, perché non riconoscerei nulla di ciò che abita il mio cuore negli argomenti di questo esercito di decerebrati che pretende di dilagare sul mondo moltiplicando le azioni che disonorano la tradizione islamica.

E mi direi: «Di quale Dio stiamo parlando? Allah ha le spalle larghe!»

Solo che… non sono musulmano, e non posso fare altro che sostenere con tutte le mie forze di uomo le donne e gli uomini che lo sono veramente, profondamente, autenticamente senza fare rumore, e che le cronache che sfilano sui nostri schermi e sui nostri tablet crocifiggono a modo loro senza interessarsi minimamente all’essenza rispettabile della loro fede.

È forse il cristiano compassionevole e riflessivo che si esprime attraverso di me con queste parole?

Direi proprio di no!

E del resto, posso definirmi cristiano?

Certamente non nel modo in cui le chiese ne hanno colorato la definizione nel corso dei secoli… perché di questo genere di cristiani, condizionati a colpi di menzogne, di dogmi sclerotizzanti e di ipocrisia il nostro Occidente non può essere particolarmente fiero.

La tragica e sanguinosa storia delle Crociate, le mostruosità dell’Inquisizione, le conversioni forzate e altre perversioni – nel nome di Cristo, certamente – sono lì a testimoniarne con precisione, nel caso avessimo la memoria troppo corta.

No, ciò che mi spinge a esprimermi qui è semplicemente la mia coscienza di essere umano che prova a mantenere un po’ di buon senso.

È quella fiamma che in me – come spero in molti di voi – fa sì che io mi senta bene e senza problemi in mezzo ai veri musulmani, ai veri induisti, ai veri buddisti o ai veri appartenenti al genere “tutto ciò che esiste e che cerca di amare”, a patto che siano degli esseri di cuore, cioè di Intelligenza, con la I maiuscola.

Dov’è la Verità del Divino in ognuno di loro? Non è certo molto complicata da decifrare, a condizione che si abbia la saggezza di lasciar cadere la vanità delle parole e di evitare di fare una deviazione passando dal labirinto mentale delle differenze.

La Verità? La Verità dice soltanto che formiamo un solo e unico popolo… E che sarebbe ora di comprenderlo.

Poco importa che ci si vesta di blu, di giallo, di verde, di rosso o di viola. Nessun colore ne surclassa un altro, nessuno è più vicino al sole di un altro. E quando tutti i colori si incontrano, si uniscono, è proprio allora che la luce immacolata emerge naturalmente. Ce lo insegnano le leggi dell’ottica…

Forse nella mia prossima vita sarò musulmano, shintoista, ebreo, animista oppure agnostico… poco importa!

La sola cosa che mi auguro, e che mi spinge ad agire, è di trovare un’umanità un po’ meno primitiva e caricaturale di quella che oggi sembra tessere le fila, cioè più vera, più responsabile e più amorevole. In breve… Più umana.

P.S.: Certo, avrei potuto disquisire molto più a lungo su questo argomento. Parlare, per esempio, del karma dei popoli e dunque delle religioni, poiché si raccoglie sempre ciò che si semina, attraverso i secoli e i millenni. Avrei anche potuto sviluppare il concetto di Dio per “deinfantilizzarlo”, oppure parlare di credenze, di fede e di fanatismo.

Ma a che pro? Non c’è molto da dire di fronte a un certo stato della nostra “disumanità”. Guardiamo noi stessi piuttosto, il punto in cui siamo, il punto a cui siamo arrivati. E cerchiamo di dare il meglio di noi stessi senza entrare in questa sinistra ronda.

© DANIEL MEUROIS
traduzione di Renata Germanet

Agosto 2014