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Rimango sempre stupito nel constatare quanto siano numerose le persone propense al giudizio e alla condanna. Qualunque cosa facciate e qualunque cosa succeda, non va bene, non è una buona cosa, è falso o inappropriato… per questo e quest’altro motivo… E così assistiamo a un dispiegarsi di espressioni aggressive, di affermazioni pretenziose, per farla breve allo scatenarsi di varie meschinità… come se il nostro mondo non ne fosse già abbastanza saturo.

L’avete notato? Tutto ciò mi salta all’occhio sempre più di frequente. Credo che, per un certo numero di persone, sia diventato una specie di “tic comportamentale”. Nel linguaggio degli psicologi si chiama DOC, “disturbo ossessivo compulsivo”.
Personalmente, preferisco chiamarla “sindrome della cattiveria cronica”.

Sempre più spesso, quelli che ne manifestano i sintomi si mostrano assai pomposi nell’attaccare… come per dimostrare di aver talmente capito tutto da sapere, in un colpo solo, ciò che è vero e ciò che non lo è. E che quindi possono – ovviamente – distinguere a colpo sicuro ciò che è buono da ciò che non vale nulla.

Tuttavia, con un po’ di attenzione ci si accorge subito che l’aggressività di queste persone nasconde un’incredibile frustrazione, una “acidità” dell’anima talmente evidente che quasi ci fa sentir addolorati per loro.
Se cercate di proporre argomenti di discussione per far loro comprendere di non avere necessariamente la verità infusa né una chiara percezione di tutto, allora si scatenano ancora di più, reclutando intorno a sé tutto ciò che si muove e che è influenzabile…

In realtà, siete appena caduti nella trappola che vi hanno teso sul loro terreno prediletto, quello della polemica, una polemica che, per definizione, non finirà mai… Perché in questo caso e per questo genere di persone, non si tratta di discutere, ma di ferire o di distruggere per affermare se stesse. Affermarsi a qualunque costo, è l’unica cosa che conta!

La volontà di superiorità intellettuale e intuitiva che sbandierano, le esperienze di vita che sottintendono sono talmente schiaccianti che, se non le avete percepite subito è solo perché siete degli idioti. E quindi, secondo loro, non potete far altro che tacere.
Allora vi ritirate dal “dibattito”, ve ne scollegate perché vi siete resi conto che non si trattava di una discussione ma solo di una piccola dimostrazione di lapidazione mentale… rinforzata da una triste ricerca di micro-potere.

Per quelli che amano praticare questo sport, Internet è assai comodo: permette infatti di mantenere l’anonimato nascondendosi dietro pseudonimi e “avatar” di ogni tipo. I forum e i blog sono quindi i loro terreni di gioco preferiti.
Conosco bene queste modalità… Spesso ne faccio le spese, come bersaglio: per questo posso parlarne con una certa facilità. Evidentemente, quando ci si espone pubblicamente con prese di posizione o testimonianze non gradite a tutti né a tutte le sensibilità, è normale che tutto ciò avvenga. E quindi ne accetto il rischio e il disagio.

Ma non è questo il punto. La mia intenzione è piuttosto quella di invitarvi a riflettere sulla spiacevole tendenza a gettare vetriolo ovunque, ben diffusa nella nostra società. Qualcuno mi dirà che, quando si considerano ambiti profani come quelli della politica o dell’economia, tutto ciò non stupisce nessuno e viene considerato praticamente inevitabile, visto che non ci si aspetta di trovare una certa etica in quegli ambienti…

Quando invece capita nel cosiddetto “mondo della spiritualità”, rimaniamo davvero scioccati. Nemmeno lì le persone sembrano aver compreso che c’è una notevole differenza tra un giudizio e un’opinione, tra l’esprimere rispettosamente un disaccordo e l’insulto appena velato.

Non voglio certo predicare la tiepidezza di fronte a una divergenza di vedute… Se fossi stato uno “tiepido” non mi sarei mai lanciato nell’avventura del mio percorso interiore. Vorrei semplicemente parlare in favore del rispetto. Il rispetto fa parte dell’intelligenza di base di cui ogni essere umano – qualunque posto occupi nella vita – dovrebbe essere consapevole.

Se c’è una cosa che i giudizi netti esprimono sempre, è la stupidità. La maggior parte delle volte, questi giudizi vogliono essere una specie di condanna senza appello, sorretta da supposizioni o “sentito dire” che hanno valore di verità.
Solo che… quando non si sa come stanno le cose… l’intelligenza di base vorrebbe che si tacesse o, almeno, che non si giudicasse… soprattutto se non si ha realizzato nulla che sia degno di nota nel campo di cui si discute… ciò che avviene praticamente sempre.

Infatti, uno degli aspetti della “sindrome da cattiveria cronica” è che la sindrome stessa dà voce soprattutto alle persone che “avrebbero voluto” ma che “ahimè, non hanno potuto”… La frustrazione è un acido, e tutti quelli che la provano non possono fare a meno di gettarlo sugli altri.

Colpire per provare a se stessi di esistere… Colpire per provocare una risposta e generare un conflitto è facile, basta lasciarsi andare. Impegnarsi veramente in azioni costruttive e consacrarvi tutta la propria vita correndo il rischio di sbagliarsi e, ogni tanto, di ferirsi, lo è infinitamente meno.

Auguro di percorrere questa via a tutti quelli che si sentono responsabili del nostro mondo e che hanno un po’ di coraggio e di lucidità. Non parlo nemmeno di amore… l’amore è lo stadio successivo, che viene dopo quello del rispetto e della decenza.
Basta, mi fermo qui… anche questa cronaca scatenerà qualche polemica, me lo sento!

©  Daniel Meurois

traduzione di Renata Germanet