Non molto tempo fa mi sono ritrovato in uno studio medico. Sì, può succedere anche a me…
Siccome non sono un fondamentalista – a nessun livello – so riconoscere alcuni meriti alla nostra medicina classica occidentale nonostante i suoi difetti e le sue aberrazioni. Anche se preferisco rivolgermi a un approccio energetico e olistico della salute, ho sempre pensato che tutte le forme di medicina potevano e dovevano completarsi in funzione della natura dei problemi da risolvere.
Nel mio caso, il problema era un dolore acuto e persistente che fin lì niente era riuscito a far tacere; una situazione resa ancora più difficile dal fatto che stavo per compiere un lungo spostamento. Per farla breve avevo bisogno di ricorrere urgentemente a un trattamento decisivo.
Eccomi dunque in uno studio medico mentre cerco di spiegare “il mio caso” a una giovane donna medico.
« È possibile che vi serva un’iniezione…»
« Non ci sono dei prodotti naturali?»
« Sì, ci sono sicuramente dei… prodotti naturali, ma…»
«Ma?»
« ma non c’è nessuna prova scientifica di loro effetti benefici» aggiunse subito lei con un tono che non ammetteva repliche.
Non si rendeva conto di che cosa aveva appena manifestato. In effetti, mentre pronunciava le parole “prodotti naturali”, sul suo viso si era installata una smorfia di disprezzo, quasi un ghigno. Impossibile non accorgersene tanto era stata caricaturale, troppo indotta o troppo programmata da anni di studi universitari probabilmente tirannici.
Pur continuando ad ascoltare una giovane donna, dentro di me ho sorriso perché l’argomento della sua risposta, anch’esso magnificamente programmato, lo conoscevo a memoria da molto tempo. Era evidente che non ci potevano essere delle prove scientifiche! E questo per ovvi motivi… Quelli che erano incaricati di cercarne le prove erano gli stessi che venivano retribuiti dall’industria farmaceutica e dalle sue lobby.
Non ho voluto fare polemica con la mia interlocutrice, era totalmente inutile…
A dire la verità, ero piuttosto affascinato dalla freddezza del suo personaggio di giovane medico che assomigliava a una specie di porta chiusa. Sì, le sue competenze mi avrebbero aiutato con un’iniezione, questo era più o meno certo, ed evidentemente un attimo dopo l’avrei ringraziata per questo…
Tuttavia, osservando com’era tutta rigida e terribilmente seria nel suo ufficio sprovvisto anche della più piccola finestra, ho avuto la netta sensazione che tra questa donna e me, la persona più sofferente fosse lei. Potevo vedere in lei soltanto un tecnico per cui il corpo umano non era altro che ciò che gli era stato inculcato: una macchina da riparare.
Non un raggio di sole, nemmeno un angolo di cielo nella piccola stanza in cui lei officiava, nemmeno un sorriso sul suo viso, neanche una piccola parola impregnata di umanità… Ma sempre la traccia memoriale di quel ghigno che lei si era lasciata scappare pronunciando in punta di labbra “prodotti naturali”.

Quando sono uscito per tornare all’aria aperta, ero pensieroso… e, per la 100ª volta, mi sono chiesto perché i “luoghi di medicina” fossero regolarmente così poco “luoghi di salute”, perché chi li occupava fosse così sistematicamente estraneo alle più elementari nozioni di terapia.
In effetti, no… per essere sincero, non me lo sono davvero chiesto, perché ormai da lustri avevo già la mia risposta. Il fatto è che la nostra medicina moderna occidentale lavora esclusivamente all’orizzontale, mentre l’arte del terapeuta può essere paragonata a quella di un tessitore che tiene conto dei fili che la forza di Vita tende simultaneamente in verticale.
Ma in effetti, che cos’è un terapeuta, di preciso? È molto di più di quanto la definizione moderna non dica. Non è soltanto qualcuno che ha studiato certe discipline legate alla salute in un’ottica cosiddetta “alternativa”. È prima di tutto un uomo o una donna che, per definizione e per essenza, è al servizio della Vita e che, spontaneamente, veicola un’onda di guarigione. Il suo primo atout è il carisma. È lui a lanciare un ponte tra le differenti dimensioni dell’essere per riconciliarle.
Gli Antichi – che non erano così ignoranti e idioti come invece vogliono farci credere – lo sapevano molto bene, visto che consideravano la pratica di tutte le forme di cura come un’arte sacra. I Greci, tra gli altri, lo hanno espresso benissimo. Per loro non si poteva guarire pienamente il corpo ignorando la psiche che lo abitava.
Certo, la nostra epoca ha forse guadagnato in efficienza grazie alla tecnologia, ma simultaneamente si è molto impoverita: l’umano è diventato molto raro. Oggi più che mai mi sembra quindi chiaro che sarebbe ora di comprendere che, fin tanto che la medicina non avrà integrato in sé lo spirito dell’approccio – o della postura – terapeutica, sarà destinata a disseccarsi insieme a quelli che la praticano. Si separerà dall’essenziale, rimarrà un corpo senza anima. Per quanto mi riguarda, mi sembra che ogni medico che non sia fondamentalmente terapeuta in fondo al suo cuore è come una persona che, con un solo occhio funzionante su due, dice a se stessa «va tutto bene, ci vedo…» ma che in verità ignora la profondità della Vita, inconsapevole del fatto che il suo campo visivo è ristretto e gli permette di accedere a una sola dimensione di ciò che è, cioè quella piatta.
Quando si arriva a diffidare della Natura al punto che il suo solo nome far nascere sorrisetti compiaciuti, è segno che abbiamo perso di vista il senso di ciò che la vita è. È arrivato il momento di reagire… so per esperienza che esistono medici e personale sanitario che comprendono questo linguaggio, e sono più numerosi di quanto si creda. Abbiamo urgentemente bisogno del loro coraggio per far muovere le cose…

©  Daniel Meurois

traduzione di Renata Germanet