Daniel

Daniel

Ormai lo sanno tutti: per essere precisi, la parola apocalisse – che si riferisce alla Fine dei Tempi – significa rivelazione. Quando la evochiamo e ne conosciamo il senso, pensiamo certamente a qualcosa di globale. Subito immaginiamo grandi avvenimenti planetari, o anche cosmici, in cui l’individuo non è messo in questione in quanto tale, ma lo sono piuttosto le sue mostruose creazioni collettive. In questo contesto, il colpevole è sempre l’egoismo degli altri, anche quello dei Governi che noi non abbiamo votato, è chiaro…

Pensiamo ai nostri sistemi sociali squilibrati e spesso iniqui, ai disastri di una certa Scienza, agli sconvolgimenti climatici, alle scosse telluriche che sfuggono al nostro controllo: per farla breve, pensiamo a tutto ciò che può minare la nostra apparente stabilità e che alla fine, così si dice, raderà al suolo tutto e tutti. Per poco che ci consideriamo credenti, ci consoliamo affermando che solo Dio sa quando arriverà quel momento, e poi continuiamo a svegliarci ogni mattina allo stesso modo, o quasi.

Sì, forse questa Apocalisse ci sarà, come ce ne sono già state di simili nel passato del nostro pianeta. Costruzione, distruzione… tutto funziona per cicli.

Nonostante questo, la mia attenzione non viene attratta dall’ampiezza degli enormi e drammatici avvenimenti ecologici o di altro tipo che, un giorno o l’altro, potrebbero certamente verificarsi.

Francamente, da qualche tempo sono le nostre piccole apocalissi quotidiane a pormi degli interrogativi. Voglio parlare delle mille imposture che – in modo sempre più palese – intessono la trama della nostra attuale società umana e che, a forza di alimentare non solo il senso di ingiustizia ma anche la flagrante iniquità, seminano disperazione e sofferenza.

Mi sembra che, fino a qualche decennio fa, per imbrogliare, per mentire, rubare o aggredire ci si nascondesse almeno un po’. Da qualche tempo, invece, si sente visibilmente sempre meno il bisogno di usare questa discrezione. Il più “cattivo”, nel vero senso del termine, non si vergogna più ad affermarsi come tale. Il suo atto di fede è quello di sfidare gli altri e ciò che rimane della giustizia, sociale o semplicemente umana. Capita persino che ne vada fiero o, per lo meno, che non se ne vergogni. La cosa più stupefacente è che, quando viene scoperto, lo si dichiara malato con una certa facilità, o magari vittima della società. Certo, capisco che ognuno ha le sue sofferenze e le sue ragioni per essere com’è.

Ciò che non capisco altrettanto bene è che la frode, il furto, l’usurpazione e, tutto sommato, la menzogna, abbiano superato i confini del mondo cosiddetto profano per annidarsi nello stesso modo in quello della spiritualità.

L’avvento della “New Age”, alla fine degli anni Settanta o nei primi anni Ottanta, ci aveva fatto sperare nell’emergere di una spiritualità diversa, libera dalle religioni e dalle loro evidenti manipolazioni. Molti si erano allora messi alla ricerca di un ideale di autenticità per “cambiare stato di coscienza” e accedere a un più alto livello di realizzazione interiore. Come ho già detto, ho lavorato il più possibile in questo senso, con la tenacia di un fondista, perché scuotere le mentalità e i vecchi riflessi condizionati allo scopo di favorire l’emergere di una maggior quantità di verità e di amore, è davvero un lavoro di fondo.

A questo proposito la mia intenzione è sempre la stessa… ma, nel corso degli ultimi anni, ho cambiato punto di vista, a forza di constatare come la “Vecchia Era” abbia finito per riacciuffare quella nuova contaminandola nelle sue prassi.

Da trent’anni navigo – con il sole o con la pioggia – negli ambienti della cosiddetta Nuova Coscienza, e credo che questo mi abbia procurato uno sguardo di una certa acutezza.

E infatti ho osservato, incontrato, ascoltato, letto: ora provo sgomento – il termine non è troppo forte – per il supermercato che si è creato in questo contesto. Mi viene in mente anche la parola giungla. I mercanti, nel vero senso della parola, i falsari e i bugiardi vi si sono installati, ovunque.

I loro libri snaturano e devitalizzano gli argomenti trattati, a volte le loro apparizioni pubbliche sfiorano il ridicolo e le loro “canalizzazioni” sono inconsistenti. Gli ego – a volte di dimensioni galattiche – si gonfiano, esplodono e, nel frattempo, le coscienze fanno le fusa fino ad addormentarsi. Il problema è che, in mezzo a tutto ciò, sono in molti ad avere comunque l’impressione di vivere un risveglio. Gli usurpatori hanno il campo libero…

Non voglio biasimare coloro che si fanno intrappolare in una simile giostra, perché non tutti sono in grado di vederci chiaro né di usare il discernimento. Voglio invece portare l’attenzione sugli imbroglioni, quelli che si mettono su un palcoscenico brandendo un tema o un argomento-shock per la loro piccola gloria personale e per la sensazione di potere che tutto ciò può procurare loro. E tra questi ci sono parecchi nomi abbastanza famosi…

Per esempio – lo cito perché è assai istruttivo e tristemente divertente – ricordo di aver visto, mentre ero a pochi passi da lui, uno di questi “grandi nomi” aprire un occhio in piena canalizzazione per gettare una rapida occhiata all’orologio e calcolare quanto tempo gli rimaneva prima della pausa regolamentare. Bisogna precisare che la canalizzazione avveniva – così aveva affermato lui stesso – per incorporazione, e quindi totalmente al servizio della “Luce”. Non sono stato l’unico a notare questa stranezza in piena “incorporazione”… che d’altronde era perfettamente “vuota” di senso.

Eppure ho dovuto constatare che nessuno ha voluto dedurne nulla né approfondire la questione, perché sarebbe stato troppo disturbante. Avrebbe significato mettere in discussione un “grande canalizzatore”, e sarebbe stato troppo scomodo per molti, primo fra tutti il suo editore…

Ma allora, chi vuole davvero sapere? Chi vuole davvero comprendere e crescere con qualcosa che abbia un significato? Ecco le domande che mi sono posto quel giorno, oggi più che mai attuali. Evidentemente esiste una forma di imbroglio che sta bene a molti perché mantiene chi ne è complice in uno stato di letargia piacevole e deresponsabilizzante.

Ma – obietterà qualcuno – come si fa a scovare l’imbroglio? La maggior parte delle volte, con il semplice buon senso. Ahimé, questa virtù si è fatta rara. Vederci chiaro non è sempre facile, lo so. Siccome ho la tendenza a fidarmi subito, anch’io sono stato spesso un grande ingenuo.

Fortunatamente, gli anni e i chilometri percorsi mi hanno aiutato, e così ora non esito più ad affermare questo:

sì, nel cuore stesso di questa Era che si definisce Nuova si sono formate Chiese e Cappelle con tanto di sacerdoti e sacerdotesse che simulano l’iniziazione e che falsificano o impoveriscono le informazioni trasmesse con un’ignoranza e un’audacia stupefacenti…

Sono consapevole del fatto che scrivendo tutto ciò mi attirerò per lo meno qualche fulmine e qualche attacco in piena regola. Me lo aspetto. Mi piacerebbe tuttavia che coloro che si apprestano a reagire in questo senso realizzassero che, presto o tardi, il Tempo finisce per avere la meglio su tutte le mistificazioni… anche se, per definizione, ci mette il tempo necessario.

Imbrogliare nelle questioni temporali è una cosa, imbrogliare nel campo dello Spirito è un’altra. La responsabilità che ci si prende è infinitamente più grande. Non si può ingannare in eterno coloro che hanno fiducia e che hanno sinceramente sete di una vera e propria Conoscenza liberatrice. Quanto al Divino, non Lo si inganna mai, anche se sembra che taccia e che lasci fare. Per forza di cose, ci sarà un’apocalisse degli imbroglioni.

Nel momento in cui il nostro mondo ha tanta necessità di vero e di luminosità d’anima, bisogna pur che qualcuno si decida a mettere in guardia contro le imposture. Ho deciso di correre questo rischio.

Non si può simulare all’infinito l’Amore e il Risveglio, abbiamo troppo bisogno di una Luce reale per permettere che la menzogna resti senza conseguenze.

© DANIEL MEUROIS
traduzione di Renata Germanet